Un recente studio pubblicato su Nutrients esplora l’efficacia di una dieta chetogenica a breve termine per uomini in sovrappeso e obesi affetti da tumore alla prostata (PC) in fase di sorveglianza attiva (AS).
La ricerca, condotta dall’Università del Maryland, ha indagato il potenziale di questo approccio nutrizionale per ridurre il rischio di progressione tumorale e migliorare la salute generale, in un contesto dove l’obesità rappresenta un fattore di rischio significativo per l’aggravamento del tumore.
Sorveglianza attiva e obesità
La sorveglianza attiva è una strategia non invasiva adottata per monitorare pazienti con tumore alla prostata a basso rischio, evitando interventi chirurgici o radioterapici finché non emergono segni di progressione. Tuttavia, studi precedenti hanno evidenziato che fino al 55% dei pazienti sottoposti a questa strategia necessita di trattamenti invasivi entro dieci anni.
Il sovrappeso e l’obesità aumentano significativamente il rischio di progressione, sottolineando la necessità di strategie di gestione del peso per migliorare gli esiti clinici.
Il razionale della dieta chetogenica
La dieta chetogenica, caratterizzata da un apporto molto basso di carboidrati, favorisce la chetosi, uno stato metabolico in cui i corpi chetonici vengono utilizzati come principale fonte di energia. Oltre a promuovere la perdita di peso, la dieta chetogenica ha mostrato potenziali effetti antinfiammatori e antitumorali, grazie alla sua capacità di modulare segnali metabolici e ridurre l’insulino-resistenza.
Lo studio: metodologia e risultati
Lo studio ha coinvolto dieci uomini con BMI ≥ 25 kg/m² sottoposti a un programma di dieta chetogenica della durata di otto settimane. Durante questo periodo, i partecipanti hanno ridotto il loro BMI di una media del 7,4% (p < 0,0003). Al termine dello studio:
Progressione tumorale: Quattro pazienti non hanno mostrato evidenze di tumore; uno ha registrato un miglioramento del grading tumorale; due hanno mantenuto lo stesso livello; due hanno presentato un peggioramento.
Infiammazione: Nonostante la significativa perdita di peso, non sono stati rilevati cambiamenti significativi nei marcatori infiammatori (es. IL-6, CRP), probabilmente a causa della breve durata dello studio.
PSA: I livelli di antigene prostatico specifico sono rimasti stabili, un dato promettente per la gestione del tumore in sorveglianza attiva.
Nuove Prospettive
La crescente prevalenza dell’obesità e il ruolo del tumore alla prostata come una delle neoplasie più comuni negli uomini rendono questo approccio particolarmente rilevante.
Sebbene lo studio sia di natura preliminare, i risultati suggeriscono che una dieta chetogenica potrebbe rappresentare un’opzione fattibile e sicura per ridurre il peso corporeo e potenzialmente rallentare la progressione del tumore alla prostata in pazienti in sorveglianza attiva.
Ovviamente, saranno necessari studi più ampi e a lungo termine per fornire risposte definitive sul ruolo della dieta chetogenica nella gestione del tumore alla prostata, delineando linee guida più precise per i professionisti sanitari.