La Nuova Definizione di Obesità

L’obesità è una delle principali sfide di salute pubblica a livello globale, con oltre 890 milioni di adulti e 160 milioni di bambini classificati come obesi nel 2022, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Tradizionalmente, la diagnosi di obesità si è basata sull’indice di massa corporea (BMI), uno strumento semplice ma limitato che misura il peso in rapporto all’altezza. Tuttavia, questa metodologia presenta numerose criticità, in quanto non distingue tra massa muscolare e massa grassa, né tiene conto della distribuzione del grasso corporeo o del suo impatto funzionale sugli organi e tessuti.

Un recente rapporto pubblicato su The Lancet Diabetes and Endocrinology propone una nuova definizione di obesità che supera i limiti del BMI, introducendo un approccio più sfumato e clinicamente rilevante. Questo articolo esplora i dettagli di questa nuova definizione, analizzandone le conseguenze cliniche e di salute pubblica.

Una nuova definizione clinica

La Commissione su Obesità Clinica ha definito l’obesità come una condizione caratterizzata da eccesso di adiposità, che può essere accompagnata o meno da alterazioni funzionali di organi e tessuti. La nuova definizione introduce due concetti fondamentali:

 

-Obesità preclinica: Una condizione in cui l’eccesso di grasso corporeo non ha ancora compromesso la funzionalità degli organi. Le persone in questa categoria presentano un rischio aumentato di sviluppare malattie correlate all’obesità, come diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari.

-Obesità clinica: Una condizione cronica in cui l’eccesso di adiposità provoca alterazioni funzionali misurabili, quali difficoltà respiratorie, disfunzioni cardiovascolari o limitazioni nelle attività quotidiane.

 

Questa distinzione è cruciale per personalizzare le strategie terapeutiche e migliorare gli esiti clinici.

 

I limiti del BMI

Il BMI, pur utile per studi epidemiologici e come strumento di screening, non è adeguato per valutare lo stato di salute individuale, come abbiamo approfondito in un altro articolo. Ad esempio:

 

-Non distingue la composizione corporea: Due individui con lo stesso BMI possono avere proporzioni di massa muscolare e grassa completamente diverse.

-Non considera la distribuzione del grasso: Il grasso viscerale, particolarmente dannoso per la salute metabolica, non viene valutato.

-Non valuta la funzionalità degli organi: Il BMI non fornisce indicazioni sul danno funzionale associato all’obesità.

 

La nuova definizione propone una diagnostica più completa, che include:

 

-Misurazioni antropometriche: Girovita, rapporto vita-fianchi e rapporto vita-altezza.

-Analisi dirette del grasso corporeo: Tecniche come DEXA (Dual-Energy X-ray Absorptiometry) per una stima precisa dell’adiposità.

-Valutazioni funzionali: Esami diagnostici per rilevare danni agli organi e sintomi clinici.

 

Conseguenze della nuova definizione

La distinzione tra obesità preclinica e clinica permette una gestione più efficace del paziente e un trattamento personalizzato:

 

-Obesità preclinica: interventi di prevenzione come consulenze nutrizionali, promozione dell’attività fisica e monitoraggio regolare dello stato di salute. L’obiettivo è ridurre il rischio di progressione verso l’obesità clinica.

-Obesità clinica: terapie evidence-based, inclusi interventi farmacologici (es. semaglutide), chirurgia bariatrica e gestione delle complicanze.

 

Inoltre, la nuova definizione riconosce che l’obesità clinica è associata a gravi complicanze, tra cui:

 

– Malattie cardiovascolari (infarto, ictus).

– Diabete di tipo 2.

– Alcuni tipi di cancro (es. colon, seno).

– Disordini respiratori (apnee notturne).

 

Intervenire precocemente può prevenire danni irreversibili agli organi e migliorare la qualità di vita.

 

Conseguenze sulla salute pubblica

La nuova definizione ha anche importanti ricadute sulle politiche sanitarie:

-Riduzione dello stigma: Considerare l’obesità come una malattia multifattoriale può aiutare a combattere i pregiudizi contro le persone affette da obesità.

-Pianificazione delle risorse: La distinzione tra obesità preclinica e clinica permette una migliore allocazione delle risorse sanitarie, riservando interventi intensivi ai pazienti con obesità clinica.

-Promozione della prevenzione: Strategie di salute pubblica mirate alla riduzione dell’obesità preclinica possono avere un impatto significativo sulla prevalenza globale della malattia.

 

La nuova definizione di obesità rappresenta un progresso significativo nella comprensione e gestione di questa complessa malattia cronica. Superando i limiti del BMI, essa enfatizza l’importanza di valutare non solo la quantità, ma anche la qualità e la distribuzione del grasso corporeo, oltre al suo impatto funzionale sugli organi. Questo approccio multidimensionale consente diagnosi più accurate, trattamenti personalizzati e una gestione più efficace delle risorse sanitarie.

 

Bibliografia

The Lancet Diabetes & Endocrinology Commission. (2025). Definition and diagnostic criteria of clinical obesity. Online first, January 14, 2025. Prof Francesco Rubino, Prof David E Cummings, Robert H Eckel, Ricardo V Cohen, Prof John P H Wilding, Wendy A Brown.

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