Quando la scienza riscrive la pelle: il caso Rositani e la medicina rigenerativa che non ti aspetti

A volte la medicina sorprende. Ma ci sono casi in cui fa di più: riscrive ciò che pensavamo fosse impossibile.

La storia di Maria Antonietta Rositani – donna calabrese sopravvissuta al tentativo di omicidio dell’ex marito, che nel 2019 le diede fuoco – non è solo un esempio di coraggio e sopravvivenza. È diventata, oggi, una svolta scientifica documentata: il primo caso in letteratura in cui una paziente con ustioni di terzo grado su oltre l’80% del corpo ha rigenerato i propri tessuti cutanei – funzionalmente, esteticamente, biologicamente.

E no, non si parla di un lifting o di un camouflage estetico. Si parla di peli che ricrescono dove prima c’erano solo cicatrici. Di sudorazione che ritorna. Di sensibilità cutanea recuperata. Di una donna che da mesi cammina senza deambulatore e che, parole sue, “ora insegue la nipotina”.

Ma come ci siamo arrivati?

 

La terapia che non distrugge, ma rigenera

Tanto per cominciare: la metodologia utilizzata si chiama Biodermogenesi, un protocollo clinico avanzato, ampiamente documentato in letteratura, che ha mostrato risultati concreti nella rigenerazione dei tessuti cutanei. A portarlo avanti è stato il dottor Salvatore Marafioti, chirurgo senologo ed estetico calabrese, autore principale dello studio. Il trattamento, offerto gratuitamente alla paziente, prende il nome tecnico di V-EMF Therapy.

 

Questa terapia combina tre stimolazioni sinergiche:

  • Vacuum (cioè una sorta di “aspirazione controllata”),
  • Campi elettromagnetici a radiofrequenza,
  • Micro-elettrostimolazioni a bassa intensità.

 

Nel caso della Rositani, dieci sedute tra aprile e luglio 2023 hanno fatto riemergere qualcosa che i medici non osavano nemmeno sperare: una nuova vascolarizzazione, ricrescita dei peli, ritorno della sudorazione e – sì – della sensibilità cutanea.

E la dieta? Fondamentale

La componente nutrizionale è stata gestita dal dottor Claudio Pecorella, nutrizionista della FIGC. Ha scelto per lei il protocollo “21-20”, alternando 21 giorni di VLCKD (Very Low-Calorie Ketogenic Diet) e 20 giorni di dieta low-carb. Perché? Per ridurre il peso corporeo, certo, ma soprattutto per attivare i meccanismi molecolari della rigenerazione: autofagia, sirtuine, controllo dell’infiammazione.

A spiegare la logica biochimica dietro a questa scelta è il dottor Marco Medeot, direttore scientifico del Ketogenic Research Hub e docente presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Secondo lui, “la strategia nutrizionale ha accelerato la rigenerazione dei tessuti epiteliali e connettivali danneggiati, riducendo lo stress ossidativo e promuovendo la longevità cellulare”.

 

Le immagini non mentono

Ecografie, doppler, bioimpedenziometria e body scanner 3D. Nessuna suggestione: qui si parla di dati numerici e visuali. I tessuti cicatriziali si sono riorganizzati, i granulomi sono spariti, la struttura anatomica è tornata leggibile.

Non solo: la postura è migliorata, l’equilibrio statico è tornato in asse, e la massa muscolare è aumentata. Tutto è stato seguito e documentato anche dalla dottoressa Sheila Veronese e dal professor Andrea Sbarbati dell’Università di Verona.

E poi c’è quel dettaglio che sembra insignificante, ma non lo è: i peli sulle gambe. Non crescono su una cicatrice. Crescono su pelle viva.

 

Una storia che non resta sola

Il progetto RigeneraDerma, coordinato dal dottor Maurizio Busoni, ha già trattato decine di casi simili. Persone con cicatrici invalidanti, dolori cronici, lesioni vecchie di decenni. Il risultato? Il paradigma delle cicatrici non è più solo “ammorbidire o mascherare”. È ricostruire, davvero. Internamente.

 

E ora?

Nessuno ha parlato di miracoli. Ma la parola “irreversibile”, oggi, vacilla un po’.

Quello che era solo un sogno per molti pazienti ustionati – tornare a sudare, a camminare, a sentire – oggi è documentato in una pubblicazione scientifica. Con dati. Con ecografie. Con volti e corpi che parlano da soli.

E con una frase che Maria Antonietta ha detto dopo tutto questo:
“Adesso inseguo la mia nipotina. E non ho più paura”.

 

 

Bibliografia

Marafioti S., Veronese S., Pecorella C., Sbarbati A. Electromagnetic Fields and Electrical Stimulation in Vacuum as an Elective Treatment for Major Burn Scars. Bioengineering. 2024; 11(4):215. https://doi.org/10.3390/bioengineering11040215