Il 5 aprile 2025, a Villa Romanazzi Carducci di Bari, si è svolto il 2° Ketogenic Congress, organizzato da SLAM – Scuola di Nutrizione e Metabolismo, una realtà formativa che da nove anni promuove la divulgazione scientifica nell’ambito della salute, della nutrizione e della medicina preventiva.
Fondata dal Dott. Salvatore Ercolano (Presidente), dal Dott. Antonino La Monica (Vice Presidente), dalla Dott.ssa Lavinia Castellano (Segretario) e dal Dott. Luca Paladino (Tesoriere), SLAM si distingue per il suo impegno nella formazione di medici, biologi nutrizionisti, farmacisti e altri professionisti sanitari, con l’obiettivo di favorire un approccio multidisciplinare al benessere globale.
La segreteria organizzativa del Congresso è stata curata dal Dott. Davide Sammartino e dalla Dott.ssa Annalisa Figurato, assicurando un coordinamento impeccabile delle attività.
Una panoramica completa sulla chetosi nutrizionale
La prima sessione del congresso ha offerto una visione approfondita dei meccanismi che regolano l’ingresso e il mantenimento della chetosi nutrizionale, chiarendo come la dieta chetogenica possa essere applicata in diversi contesti clinici.
Il Dr. Gianmaria Sanchez ha aperto i lavori illustrando l’importanza di una corretta impostazione del piano nutrizionale nella fase di avvio della chetogenesi.
Concetti come il rapporto Keto Ratio – l’equilibrio tra grassi, proteine e carboidrati – sono stati discussi in relazione alla capacità dell’organismo di produrre corpi chetonici in maniera efficiente.
Un’attenzione particolare è stata rivolta alla gestione della transizione metabolica, il momento cruciale in cui il corpo passa dall’utilizzo preferenziale del glucosio a quello dei grassi come fonte primaria di energia. Evitare sintomi come la cosiddetta “keto flu” richiede protocolli precisi e un monitoraggio clinico attento.
Successivamente, il Dr. Mario Mauro Amato ha approfondito il tema della valutazione ematochimica nei pazienti di elezione, sottolineando l’importanza di un bilancio metabolico completo prima di intraprendere un regime chetogenico.
Attraverso l’analisi di biomarcatori chiave – come glicemia, profilo lipidico, elettroliti e funzionalità renale – è possibile individuare precocemente eventuali controindicazioni o aree di attenzione clinica.
Il Dr. Valerio Ciccolella ha poi spostato l’attenzione sulla gestione degli infortuni muscolari in soggetti che seguono una dieta chetogenica.
Attraverso una revisione delle evidenze scientifiche, è stato mostrato come la chetosi possa modulare i processi infiammatori e accelerare i meccanismi di rigenerazione muscolare, grazie anche all’aumentata produzione di beta-idrossibutirrato, che agisce come potente segnale metabolico.
Infine, il Dr. Roberto Uliano ha illustrato le potenzialità della chetogenesi integrata al resistance training, spiegando come un adeguato apporto di proteine in contesti chetogenici possa preservare o addirittura incrementare la massa muscolare magra durante programmi di esercizio fisico strutturato.
Insieme, questi interventi hanno fornito ai partecipanti una visione sistemica della chetosi nutrizionale:
non più intesa come semplice strumento di riduzione del peso, ma come processo metabolico complesso, capace di modulare infiammazione, turnover energetico, composizione corporea e performance fisica.
Il filo conduttore emerso è chiaro: per ottenere benefici clinici significativi dalla chetosi è indispensabile una personalizzazione del protocollo e un monitoraggio metabolico rigoroso, adattando il percorso nutrizionale alle esigenze e alle risposte individuali di ciascun paziente.
Neurologia, oncologia e microbiota: nuove frontiere applicative
La seconda parte della mattinata ha aperto una finestra sulle applicazioni cliniche più avanzate della dieta chetogenica, esplorando ambiti tradizionalmente complessi come le patologie neurologiche, l’oncologia e la modulazione del microbiota.
Il Dr. Cherubino Di Lorenzo, neurologo di riferimento nel panorama nazionale, ha guidato i partecipanti attraverso un’analisi dettagliata sull’utilizzo della dieta chetogenica nell’epilessia farmacoresistente.
Partendo dalle basi biochimiche, ha mostrato come la chetosi influenzi l’eccitabilità neuronale attraverso la modulazione dei canali ionici e dei neurotrasmettitori.
Inoltre, ha discusso un tema emergente: il ruolo della caffeina nell’epilessia, suggerendo come la sensibilità individuale a questa molecola possa incidere sull’efficacia del trattamento nutrizionale nei pazienti farmacoresistenti.
A seguire, la D.ssa Velentina Andrulli Buccheri ha presentato le più recenti evidenze sui potenziali effetti neuroprotettivi dell’idrossibutirrato nella malattia di Alzheimer.
Oltre a sottolineare il valore energetico alternativo dei corpi chetonici per il cervello in deficit glucidico, la dottoressa ha discusso i dati più promettenti relativi agli effetti anti-infiammatori, antiossidanti e di modulazione epigenetica dell’idrossibutirrato, suggerendo un futuro possibile per la dieta chetogenica come supporto terapeutico nelle fasi precoci delle demenze neurodegenerative.
La mattinata è poi proseguita con un’ampia discussione sull’impiego della dieta chetogenica in oncologia.
Il Dr. Giuseppe Porciello ha proposto una visione critica e bilanciata dello stato dell’arte: se da un lato numerosi studi preclinici indicano come la restrizione di glucosio e l’aumento dei corpi chetonici possano inibire la crescita tumorale in alcune tipologie di cancro, dall’altro lato mancano ancora studi clinici randomizzati su larga scala che ne confermino l’efficacia e la sicurezza come trattamento adiuvante.
Il relatore ha insistito sull’importanza di una valutazione caso per caso, evitando generalizzazioni eccessive.
La Dott.ssa Edi Virgili ha poi approfondito il rapporto tra dieta chetogenica e microbiota intestinale, in particolare nei pazienti oncologici.
Attraverso un’analisi dei dati più recenti, ha illustrato come la dieta chetogenica sia in grado di modulare in modo selettivo la composizione del microbiota, riducendo alcune specie batteriche pro-infiammatorie e favorendo invece profili microbici associati a una migliore risposta immunitaria e metabolica.
Il suo intervento ha sottolineato l’importanza di considerare il microbiota non solo come spettatore, ma come attore protagonista nelle risposte terapeutiche dei pazienti oncologici.
Nutrizione funzionale e medicina preventiva
La sessione pomeridiana ha spostato l’attenzione dalle applicazioni cliniche più tradizionali della dieta chetogenica verso il suo utilizzo in un contesto di nutrizione funzionale e medicina preventiva, delineando una visione moderna e integrata dell’approccio dietoterapico.
La Dott.ssa Valentina Galiazzo ha aperto i lavori affrontando il delicato tema delle patologie ginecologiche a componente infiammatoria, come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), l’endometriosi e i miomi uterini.
Attraverso una disamina dei dati più recenti, ha mostrato come la dieta chetogenica possa agire su più livelli:
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migliorando la sensibilità insulinica,
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riducendo i livelli di androgeni,
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modulando i pathway infiammatori responsabili della progressione di queste patologie.
In particolare, è stato sottolineato il ruolo della restrizione glucidica e dell’aumento di β-idrossibutirrato nel ridurre le citochine pro-infiammatorie, offrendo così un supporto nutrizionale innovativo nel trattamento di condizioni croniche.
Successivamente, la Dott.ssa Anna Borraccino ha illustrato il potenziale della dieta chetogenica come strategia di supporto alla fertilità e ai percorsi di procreazione medicalmente assistita (PMA).
Attraverso la presentazione di dati clinici emergenti, è stato evidenziato come la chetosi possa migliorare diversi parametri legati alla fertilità femminile e maschile, agendo sul metabolismo ovarico, sulla qualità ovocitaria e sulla riduzione dello stress ossidativo, fattori chiave nei cicli di PMA.
Il Dr. Domenico Dell’Edera, genetista, ha quindi portato l’attenzione sulle sindromi ereditarie, aprendo un interessante dibattito sul ruolo che la dieta chetogenica potrebbe avere come intervento di supporto in condizioni genetiche predisponenti a disfunzioni metaboliche.
Sebbene ancora emergente, l’idea di modulare l’espressione fenotipica attraverso l’alimentazione apre nuove prospettive nella medicina personalizzata.
Il congresso è poi entrato nel vivo delle strategie per la promozione della longevità metabolica, con l’intervento del Dr. Maurizio Tommasini.
Attraverso un’analisi dei principali pathway molecolari della longevità – come mTOR, AMPK e sirtuine – è stato mostrato come la dieta chetogenica possa mimare gli effetti della restrizione calorica, attivando meccanismi di protezione cellulare, riduzione dello stress ossidativo e miglioramento della resilienza metabolica.
La Dott.ssa Stefania Leoni ha invece focalizzato l’attenzione sui disturbi del pannicolo adiposo e del sistema linfatico, patologie spesso trascurate ma altamente invalidanti.
Attraverso l’adozione di una dieta chetogenica personalizzata, è possibile ridurre l’infiammazione cronica di basso grado e migliorare il drenaggio linfatico, con effetti positivi sia sul controllo del peso sia sulla qualità della vita.
Il Dott. Piero Labate ha quindi presentato un approfondimento sull’impiego della dieta chetogenica nei pazienti bariatrici, sia nella fase preoperatoria – per ridurre il rischio anestesiologico e chirurgico – sia nel post-operatorio, per migliorare il mantenimento della perdita di peso e la prevenzione della recidiva.
Attraverso questi interventi, è emersa con chiarezza una visione evoluta della nutrizione: non più soltanto strumento di trattamento delle malattie, ma chiave di volta nella prevenzione delle patologie croniche e nella promozione di un invecchiamento sano e attivo.
Un congresso dinamico e interattivo
A chiudere la giornata è stato il Dr. Gianmaria Sanchez, che ha condotto il Cheto Quiz, un laboratorio interattivo che ha permesso ai partecipanti di mettere alla prova le conoscenze acquisite durante il congresso.
Un messaggio chiaro: la chetogenesi è una medicina della complessità
Il 2° Ketogenic Congress ha sottolineato come la dieta chetogenica non sia più confinata ai protocolli per il controllo del peso, ma rappresenti oggi un potente strumento di modulazione metabolica, neurologica, oncologica e riproduttiva.
Bari si è così confermata capitale della nutrizione funzionale avanzata, offrendo una piattaforma scientifica di confronto tra clinica e ricerca, in un’ottica di medicina preventiva e personalizzata.