512L’Istituto Nazionale di Statistica ha recentemente pubblicato un’analisi approfondita sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia, con un focus particolare sulle diverse generazioni di donne.
Lo studio (L’interruzione volontaria di gravidanza in un’ottica generazionale), offre un quadro completo sull’evoluzione di questa scelta nel nostro Paese, tenendo conto dei cambiamenti sociali, culturali e demografici avvenuti negli ultimi decenni. Una fotografia dettagliata quindi di un tema complesso e delicato come l’aborto. I dati raccolti ci aiutano a comprendere meglio le motivazioni che spingono le donne a interrompere una gravidanza e a individuare le possibili aree di intervento per migliorare la salute riproduttiva e il benessere delle donne.
Si tratta di un documento importante perché comprendere l’evoluzione dell’aborto nel tempo è fondamentale per valutare l’impatto delle politiche pubbliche, analizzando come le leggi e le misure adottate in materia di salute sessuale e riproduttiva influiscono sulle scelte delle donne, identificare le necessità delle diverse generazioni adattando i servizi e le informazioni alle esigenze specifiche di ciascuna fascia d’età, promuovere una discussione informata, favorendo un dibattito pubblico basato sui dati e sui fatti, superando pregiudizi e stereotipi.
I DATI:
I dati evidenziano una diminuzione costante dal 1980 del numero complessivo di IVG tra tutte le donne, indipendentemente dall’età e dalle altre caratteristiche socio-demografiche (cittadinanza, livello di istruzione…). Questo trend è comune a tutte le fasce d’età e si accompagna a una riduzione del tasso di abortività volontaria, ovvero il numero di IVG ogni mille donne in età fertile.
Pur riscontrando una diminuzione generale, lo studio rileva alcune differenze tra le diverse generazioni di donne. Le generazioni più giovani sembrano fare meno ricorso all’IVG rispetto a quelle precedenti.
I cambiamenti sociali, come l’accesso alla contraccezione, l’emancipazione femminile e le nuove forme di convivenza, hanno influenzato in modo significativo le scelte riproduttive delle donne.
Tra i temi trattati, emergono questioni cruciali come l’uso della pillola di emergenza, la presenza di medici obiettori, l’aborto farmacologico e il ruolo dei consultori.
Pillola di emergenza: La contraccezione di emergenza rappresenta uno strumento fondamentale per prevenire gravidanze indesiderate. Il rapporto evidenzia come l’accesso alla pillola di emergenza sia migliorato negli ultimi anni, grazie a una maggiore disponibilità e a campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, permangono barriere culturali e sociali che ne limitano l’uso ottimale, soprattutto tra le giovani generazioni. È essenziale continuare a promuovere l’informazione e l’accessibilità a questo metodo contraccettivo per ridurre il ricorso all’IVG.
Medici obiettori: Un altro tema rilevante è la presenza di medici obiettori di coscienza, che rifiutano di praticare l’aborto per motivi etici o religiosi. Il rapporto ISTAT sottolinea come l’alto numero di obiettori possa rappresentare un ostacolo significativo per le donne che cercano di accedere ai servizi di IVG1. In alcune regioni, la percentuale di medici obiettori supera l’80%, rendendo difficile per le donne ottenere l’assistenza necessaria. È fondamentale trovare un equilibrio tra il rispetto delle convinzioni personali dei medici e il diritto delle donne a ricevere cure sicure e tempestive.
Si legge: “negli ultimi anni la percentuale di medici obiettori è diminuita e nel2021 si ferma a 63,4 per cento. Il numero di interruzioni volontarie di gravidanza si è invece ridotto in maniera considerevole: tra il 2005 e il 2021 si è più che dimezzato. Questo non può che avere ridotto il carico di lavoro dei ginecologi non obiettori”. Le criticità maggiori risultano più diffuse nelle regioni del Centro e del Sud del Paese, sebbene in solo tre strutture viene superato il numero di 10 aborti settimanali per ginecologo: una si trova in Abruzzo, una in Campania e una in Sicilia”.
Aborto farmacologico: L’aborto farmacologico, che utilizza farmaci come la RU486, è un’alternativa all’aborto chirurgico e può essere effettuato in regime ambulatoriale o nei consultori familiari.
Nel2022, per la prima volta, l’aborto farmacologico, ovvero basato sull’assunzionedella pillola Ru486, ha superato la tecnica chirurgica
Il rapporto mettere in evidenza come l’adozione di questa pratica vari significativamente tra le diverse regioni italiane. In alcune aree, l’aborto farmacologico è ampiamente disponibile e rappresenta una percentuale significativa delle IVG, mentre in altre è ancora poco utilizzato.
“ Nel 2022, per la prima volta, questo tipo di intervento ha superato la tecnica chirurgica(51,1 per cento contro 46,7 per cento). La diffusione regionale non dovrebbe riportare differenze troppo marcate, poiché non ci si aspetta che le donne che fanno una IVG abbiano caratteristiche diverse tra regione e regione. Invece si nota un ampio range che va dal minimo delle Marche (23,2 per cento) al massimo della Calabria (79,1 per cento)”
Promuovere l’uso dell’aborto farmacologico può contribuire a decongestionare gli ospedali e offrire alle donne un’opzione meno invasiva.
Consultori: I consultori familiari svolgono un ruolo cruciale nel fornire supporto e servizi di salute riproduttiva. Il rapporto ISTAT sottolinea l’importanza di potenziare questi centri per garantire un accesso equo e diffuso ai servizi di IVG e contraccezione. I consultori possono offrire un ambiente più accogliente e meno stigmatizzante rispetto agli ospedali, facilitando l’accesso delle donne ai servizi di cui hanno bisogno.
Il Rapporto ISTAT affronta infine le scelte personali in termini di sessualità e contraccezione che risultano sempre più evidenti. Con il passare delle generazioni, le donne hanno acquisito maggiore autonomia e libertà in questi ambiti, mostrando comportamenti sempre più simili a quelli degli uomini per quanto riguarda la precocità dei rapporti sessuali, il loro numero e il numero dei partner. Tuttavia, nonostante questa emancipazione, l’adozione di metodi contraccettivi moderni non è ancora così diffusa da poter parlare di una rivoluzione contraccettiva conclusa.
La sessualità è un tema centrale nell’adolescenza, poiché influenza la crescita personale, lo sviluppo e la salute dei giovani. Secondo l’indagine internazionale Health Behaviour in School-aged Children (HBSC) 2022, molti ragazzi italiani iniziano la vita sessuale prima dei 18 anni, più precocemente rispetto alle generazioni passate. In particolare gli ultimi dati del 2022 riportano che il 21,6% dei ragazzi e il 18,4 % delle ragazze dichiara di avere avuto il primo rapporto sessuale completo prima dei 16 anni (le percentuali diventano, rispettivamente, 42,5 per cento e 43,6 per cento se si considera l’età prima dei 18 anni).
Questo anticipo è accompagnato da una maggiore frequenza di rapporti sessuali e da una diversificazione delle esperienze sessuali, spesso al di fuori di relazioni stabili.
CONTRACCEZIONE
Uso della contraccezione: Un altro aspetto cruciale riguarda l’uso della contraccezione. I giovani sono più propensi a utilizzare metodi contraccettivi rispetto alle generazioni precedenti, grazie a una maggiore educazione sessuale e a una migliore accessibilità ai contraccettivi. Tuttavia, nonostante l’aumento dell’uso della contraccezione, esistono ancora lacune significative, soprattutto tra i giovani meno informati o con minori risorse economiche.
“Il preservativo risulta essere il metodo più diffuso tra le giovani che hanno dichiarato di usare almeno un metodo contraccettivo: il 56,7 per cento delle donne di 18-24 anni e il 43,9 per cento delle 25-29enni. Segue la pillola, che viene assunta da oltre un terzo delle donne più giovani: è una prevalenza significativa ma non ancora assimilabile a quella dei Paesi più avanzati dal punto di vista di copertura dalle gravidanze indesiderate. Permane una quota non indifferente (11,4 per cento e 14,2 per cento, rispettivamente) che fa ancora uso del coito interrotto, a conferma che la rivoluzione contraccettiva in Italia è ancora in atto e non può dirsi conclusa.
Va segnalata una percentuale pari a circa 15 per cento di donne che, pur avendo avuto rapporti sessuali, dichiara di non avere utilizzato alcun metodo, con il rischio di gravidanza e di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile
Oltre il 60 per cento dei quindicenni e dei diciasettenni ha utilizzato il preservativo in occasione dell’ultimo rapporto sessuale.
Risultano elevate anche le quote di adolescenti che hanno usato metodi meno efficaci come il coito interrotto (56,3 per cento dei quindicenni e il 57,0 per cento dei diciasettenni) e il calcolo dei giorni fertili (27,8 per cento e 21,2 per cento, rispettivamente). Un numero non trascurabile (8,3 per cento e 5,7 per cento) si è affidato al caso, non usando alcun metodo contraccettivo. Gli adolescenti più prudenti che hanno fatto ricorso a un metodo più sicuro come la pillola rappresentano l’11,9 per cento dei giovanissimi di 15 anni e il15,9 per cento dei diciasettenni”.
La contraccezione di emergenza
La contraccezione d’emergenza, comunemente nota come “pillola del giorno dopo”, ha visto un significativo aumento delle vendite (+79%) tra il 2015 e il 2018. Questo incremento è stato favorito dalle decisioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che hanno rimosso l’obbligo di prescrizione sia per le maggiorenni che per le minorenni.
L’uso della “pillola del giorno dopo” tra le donne sessualmente attive è aumentato di cinque punti percentuali dal 2013 al 2019, passando dal 12,5% al 17,4%. Questo aumento ha interessato tutte le fasce d’età, con una maggiore incidenza tra le donne di 30-34 anni. Tuttavia, l’uso della contraccezione d’emergenza diminuisce con l’aumentare dell’età.
Contestualmente al rapporto ISTAT, un rapporto urgente dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS ha rilevato che l’uso del preservativo tra gli adolescenti sessualmente attivi è diminuito in modo significativo dal 2014, con tassi di sesso non protetto elevati. Ciò sta esponendo i giovani a un rischio significativo di infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e gravidanze indesiderate. I nuovi dati sono stati pubblicati come parte dello studio multi-parte Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), che ha intervistato oltre 242.000 quindicenni in 42 paesi e regioni nel periodo 2014-2022.
Nello specifico il rapporto ha evidenziato:
Diminuzione dell’uso del preservativo: la percentuale di adolescenti sessualmente attivi che hanno utilizzato il preservativo durante l’ultimo rapporto è scesa dal 70% al 61% tra i ragazzi e dal 63% al 57% tra le ragazze tra il 2014 e il 2022.
Elevati tassi di rapporti sessuali non protetti: quasi un terzo degli adolescenti (30%) ha dichiarato di non aver utilizzato né il preservativo né la pillola anticoncezionale durante l’ultimo rapporto, una cifra che è rimasta pressoché invariata dal 2018.
Differenze socioeconomiche: gli adolescenti provenienti da famiglie poco abbienti avevano maggiori probabilità di dichiarare di non aver utilizzato il preservativo o la pillola anticoncezionale durante l’ultimo rapporto sessuale rispetto ai loro coetanei provenienti da famiglie più abbienti (33% rispetto al 25%).
Uso della pillola anticoncezionale: il rapporto indica che l’uso della pillola anticoncezionale durante l’ultimo rapporto sessuale è rimasto relativamente stabile tra il 2014 e il 2022, con il 26% delle quindicenni che hanno dichiarato che loro o i loro partner hanno utilizzato la pillola anticoncezionale durante l’ultimo rapporto sessuale.
Il rapporto sottolinea l’urgente necessità di interventi mirati per affrontare queste tendenze preoccupanti e promuovere pratiche sessuali più sicure tra i giovani, nel contesto più ampio di fornire loro le basi necessarie per una salute e un benessere ottimali.
FONTI:
L’interruzione volontaria di gravidanza in un’ottica generazionale – Istat
https://www.who.int/europe/initiatives/health-behaviour-in-school-aged-children-(hbsc)-study
https://www.who.int/europe/publications/i/item/9789289061155