La dieta chetogenica è caratterizzata da un apporto di carboidrati estremamente ridotto, il cui obiettivo è indurre la chetosi, uno stato metabolico in cui il corpo utilizza principalmente corpi chetonici come fonte energetica.
In questo contesto, l’uso di fibre come l’inulina potrebbe sembrare un’opportunità interessante, ma è importante conoscere le sue caratteristiche chimiche e metaboliche per valutare se possa essere un ostacolo.
Che cos’è l’inulina?
L’inulina è una fibra alimentare solubile appartenente alla classe dei frutto-oligosaccaridi (FOS), composta da catene di fruttosio legate da legami β-1,2-glicosidici, con una molecola terminale di glucosio. Viene comunemente estratta da fonti naturali come cicoria, agave e topinambur. La lunghezza della catena varia in base alla fonte e al processo di estrazione, influenzando significativamente le proprietà funzionali dell’inulina.
Dal punto di vista nutrizionale, l’inulina è ampiamente utilizzata nei prodotti alimentari per le sue proprietà prebiotiche, la capacità di migliorare la texture e il sapore, e il basso impatto glicemico. Tuttavia, nel contesto dei prodotti chetogenici, alcune delle sue caratteristiche meritano una valutazione più approfondita.
L’inulina nella dieta chetogenica
L’inulina è spesso scelta per prodotti chetogenici grazie alle sue proprietà:
Prebiotiche: Favorisce la crescita di batteri benefici come Bifidobacterium e Lactobacillus, migliorando la salute intestinale.
Tecnologiche: Migliora la texture, contribuendo a rendere i prodotti da forno più morbidi e coesi, compensando l’assenza di carboidrati tradizionali.
Basso impatto glicemico: In teoria, l’inulina non dovrebbe compromettere la chetosi, poiché non verrebbe digerita come i carboidrati semplici.
Problema: l’idrolisi dell’inulina in fruttosio
Uno dei principali rischi legati all’uso dell’inulina nei prodotti chetogenici è la sua potenziale degradazione in fruttosio in ambiente acido, come quello dello stomaco (pH 1-2). Questa idrolisi avviene attraverso la scissione dei legami β-1,2-glicosidici, liberando fruttosio libero.
Il metabolismo del fruttosio
Il fruttosio, una volta assorbito, viene metabolizzato quasi esclusivamente dal fegato, dove compete direttamente con i processi di chetogenesi.
Durante il metabolismo del fruttosio:
Gli intermedi glicolitici derivati (diidrossiacetone fosfato e gliceraldeide) possono essere convertiti in glucosio, aumentando i livelli glicemici.
Il fruttosio può essere utilizzato per la sintesi di trigliceridi attraverso la lipogenesi de novo, riducendo la disponibilità di acetil-CoA per la produzione di corpi chetonici.
L’aumento del malonil-CoA inibisce la beta-ossidazione degli acidi grassi, un processo chiave per la chetogenesi.
Rischio di uscire dalla chetosi
Sebbene la quantità di fruttosio derivata dall’inulina possa essere limitata, nei prodotti chetogenici spesso si trovano importanti quantità di FOS e inulina. In molti pazienti, anche piccole quantità di zuccheri semplici possono compromettere il mantenimento dello stato di chetosi.
Potenziali disturbi intestinali
Oltre al rischio per la chetosi, l’inulina può causare disturbi intestinali, specialmente in soggetti sensibili:
Fermentazione colica: l’inulina non idrolizzata raggiunge il colon, dove viene fermentata dai batteri intestinali, producendo gas (es. idrogeno e metano) e acidi grassi a catena corta (SCFA). Questo può causare gonfiore, crampi e flatulenza.
Effetto dei grassi: nei prodotti chetogenici, spesso l’elevato contenuto di grassi rallenta il transito gastrointestinale, aumentando il tempo di fermentazione e amplificando i sintomi.
Le peggiori inuline per la chetosi
Non tutte le inuline sono uguali: la loro efficacia e il loro impatto sulla chetosi dipendono dalla struttura molecolare e dal grado di polimerizzazione. Le inuline con caratteristiche specifiche possono rappresentare un rischio maggiore per il mantenimento dello stato chetogenico.
Ecco quali sono le peggiori inuline per la chetosi e perché:
Inuline a catena corta (frutto-oligosaccaridi, FOS)
Caratteristiche: Le inuline a catena corta, note anche come FOS, sono composte da poche unità di fruttosio (solitamente 3-5 molecole), rendendole più facilmente idrolizzabili in ambiente acido. Hanno una solubilità elevata e una rapida fermentazione nel colon.
Impatto sulla chetosi: A causa della loro struttura semplice, le FOS sono altamente suscettibili all’idrolisi gastrica, generando una maggiore quantità di fruttosio libero. Questo zucchero semplice, come discusso, viene metabolizzato nel fegato, dove interrompe la produzione di corpi chetonici favorendo la lipogenesi e la gluconeogenesi.
Esempi di fonti: Inuline estratte da topinambur o agave, a seconda del processo di estrazione, possono contenere una maggiore proporzione di FOS.
Inuline con alta degradabilità termica o acida
Caratteristiche: Alcune inuline subiscono processi di produzione che riducono la loro resistenza all’acidità o al calore, aumentando la probabilità di degradazione nel tratto gastrointestinale. Ad esempio, le inuline ottenute attraverso trattamenti enzimatici possono avere una maggiore suscettibilità alla scissione.
Impatto sulla chetosi: se l’inulina viene parzialmente idrolizzata già durante la cottura (es. nei prodotti da forno), una parte del fruttosio può essere immediatamente disponibile dopo il consumo, aumentando il rischio di uscire dalla chetosi.
Esempi di fonti: prodotti a base di inulina trattati termicamente, come polveri alimentari sottoposte a temperature elevate.
Inuline ad alto contenuto di impurità zuccherine
Caratteristiche: alcune inuline di bassa qualità possono contenere residui di zuccheri semplici, come glucosio, fruttosio o saccarosio, a causa di processi di estrazione o purificazione incompleti. Questi zuccheri liberi sono immediatamente disponibili per l’assorbimento, bypassando il metabolismo delle fibre.
Impatto sulla chetosi: la presenza di zuccheri liberi aumenta l’impatto glicemico e insulinico, interrompendo il processo di chetogenesi. Anche piccole quantità di glucosio o fruttosio possono compromettere la chetosi nei protocolli rigorosi.
Esempi di fonti: inuline a basso costo prodotte da estrazioni rapide o insufficientemente raffinate.
Fruttani parzialmente idrolizzati
Caratteristiche: i fruttani parzialmente idrolizzati sono inuline che contengono una miscela di FOS e molecole a catena più lunga. Questa combinazione rende il prodotto meno stabile e più suscettibile a una parziale idrolisi durante la digestione.
Impatto sulla chetosi: la frazione a catena corta viene degradata rapidamente in fruttosio, mentre la restante frazione fermenta nel colon, causando un potenziale doppio effetto negativo: interruzione della chetosi e disturbi intestinali.
Esempi di fonti: Fruttani derivati da cicoria lavorati con processi enzimatici per aumentarne la solubilità.
Inoltre, bisogna aggiungere che molte persone che riferiscono sintomi attribuibili al glutine, ma non hanno una diagnosi di celiachia, potrebbero essere sensibili ai fruttani piuttosto che al glutine stesso. Questo fenomeno è noto come sensibilità al grano non celiaca (NCGS), e si stima che fino a un terzo dei casi diagnosticati come NCGS sia in realtà causato dai fruttani.
Uno studio pubblicato su Gastroenterology (2018) ha confrontato l’effetto del glutine e dei fruttani nei pazienti con sospetta NCGS:
- I partecipanti hanno ricevuto pane e barrette contenenti glutine, fruttani o un placebo.
- I fruttani hanno causato sintomi gastrointestinali significativamente maggiori rispetto al glutine.
- Questo suggerisce che, in molti casi, i fruttani siano i principali responsabili dei sintomi attribuiti al glutine.
Un dubbio sulla sicurezza dell’inulina nei prodotti chetogenici
L’inulina, pur essendo una fibra funzionale e prebiotica, solleva dubbi quando utilizzata in quantità significative nei prodotti chetogenici. La sua potenziale degradazione in fruttosio nello stomaco può interferire con la chetosi, inibendo la produzione di corpi chetonici e favorendo la gluconeogenesi. Inoltre, la fermentazione intestinale dell’inulina può causare disturbi gastrointestinali, soprattutto in soggetti sensibili ai FODMAP o in presenza di un elevato apporto di grassi che rallenta il transito intestinale. Questi aspetti richiedono attenzione per garantire la compatibilità dell’inulina con i principi della dieta chetogenica.
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