Ozempic e il Fallimento della Medicina Preventiva

L’introduzione dei farmaci GLP-1, come Ozempic, ha segnato una svolta significativa nel trattamento dell’obesità, spostando l’attenzione dalla modifica dello stile di vita alla farmacoterapia. Questo cambiamento, se da un lato ha ampliato le possibilità terapeutiche, dall’altro pone dei profondi dubbi sul ruolo dei professionisti della salute e sull’efficacia a lungo termine di un approccio che rischia di mettere in secondo piano la prevenzione.

In questo articolo, proveremo ad analizzare le cause di questo apparente fallimento, cercando di trovare una via che possa restituire centralità al paziente e al suo percorso verso il benessere.

 

Ozempic ha ucciso la dieta e l’esercizio fisico

Il 9 dicembre 2024 è stato pubblicato, sulla rivista The Atlantic un interessante articolo intitolato “Ozempic ha ucciso la dieta e l’esercizio fisico“.

L’autore discute l’impatto dei farmaci GLP-1, come Ozempic, sul trattamento dell’obesità, suggerendo che l’efficacia di questi farmaci potrebbe aver ridotto l’enfasi tradizionale su dieta ed esercizio fisico nella gestione del peso.

La frase provocatoria “Ozempic ha ucciso la dieta e l’esercizio fisico” è emblematica di un cambiamento radicale nella gestione dell’obesità. Per decenni, dieta ed esercizio fisico sono stati considerati i pilastri del trattamento, ma oggi sembrano aver perso centralità a favore di soluzioni farmacologiche.

Nonostante i farmaci GLP-1 possano offrire benefici innegabili, è essenziale domandarsi quali siano le implicazioni di questa transizione per i professionisti della salute e, più in generale, per la società.

 

Quali sono le radici del problema?

Sappiamo benissimo che le cause dell’obesità e delle sue complicazioni sono molteplici e complesse, radicate in comportamenti individuali, dinamiche sociali e fattori ambientali.

Tuttavia, esistono alcuni fattori determinanti:

 

Il consumo calorico eccessivo

Alcune ricerche confermano che il principale determinante dell’obesità è il bilancio energetico positivo, causato da un consumo calorico superiore al fabbisogno. Tuttavia, il problema non si riduce a una questione meccanica di input-output calorico. Fattori sociali, psicologici ed esistenziali giocano un ruolo chiave. Gli studi indicano che il cibo è diventato un’ancora emotiva, una fonte di conforto più che di nutrimento.

 

La responsabilità individuale e sociale

E’ stato teorizzato che uno dei punti centrali di fallimento sia la mancanza di responsabilità individuale, spesso sostituita da un approccio paternalistico del sistema sanitario. La tendenza a “curare” le persone piuttosto che responsabilizzarle ha creato una dipendenza dai sistemi sanitari e dai farmaci, riducendo l’agency individuale.

 

La prevenzione come utopia?

L’idea che la prevenzione debba iniziare dall’infanzia è largamente condivisa, ma poco applicata. Promuovere abitudini salutari nei bambini richiede un investimento educativo e sociale che va oltre le competenze del singolo professionista della salute.

 

Il fallimento del professionista della salute

Si potrebbe dire che mai come oggi il ruolo del professionista della salute sia in bilico tra due mondi: quello della medicina preventiva e quello della medicina reattiva.

Con l’avvento di farmaci che promettono risultati straordinari, il focus rischia di spostarsi dai principi di empowerment del paziente verso soluzioni immediate ma spesso prive di un cambiamento profondo e duraturo.

Cosa significa realmente fallire in questo contesto?

 

 

Ridurre ruolo educativo

Un articolo pubblicato su Motivational Interviewing: Helping People Change sottolinea che l’emergere di farmaci efficaci ha spinto molti professionisti della salute a relegare in secondo piano l’educazione alla salute.

Questo impoverisce il rapporto medico-paziente, riducendo l’opportunità di costruire motivazione intrinseca e cambiamenti duraturi.

 

Sovraccaricare il sistema sanitario

Le strutture sanitarie sono spesso sovraccariche, lasciando poco tempo per interventi educativi o consulenze sullo stile di vita.

Una ricerca pubblicata su Health Affairs evidenzia come il risultato sia una dipendenza crescente da soluzioni rapide come i farmaci

 

Perdere fiducia nei modelli tradizionali

Un’analisi pubblicata su Obesity Reviews dimostra che la narrativa che dieta ed esercizio fisico siano inefficaci mina la fiducia sia dei pazienti che dei professionisti nei metodi preventivi.

Bisogna però sottolineare che questa percezione non tiene conto della complessità del comportamento umano e delle strategie per sostenerlo nel lungo termine.

 

Quali soluzioni potrebbero essere proposte?

Come possiamo superare queste criticità e rilanciare un approccio più integrato e sostenibile alla gestione dell’obesità?

Le seguenti strategie offrono uno sguardo verso possibili soluzioni, cercando di bilanciare innovazioni farmacologiche e interventi educativi.

 

 

Ripensare il ruolo della motivazione

L’autore del libro Motivational Interviewing: Helping People Change sottolinea che la motivazione è un elemento chiave per aiutare i pazienti a trovare ragioni intrinseche per il cambiamento. Dwight D. Eisenhower riassume questo concetto con la frase: “La motivazione è l’arte di far fare alle persone ciò che vuoi perché lo vogliono fare”.

 

Integrare approcci farmacologici e comportamentali

Una revisione pubblicata su JAMA evidenzia che i farmaci GLP-1 non devono essere visti come sostituti, ma come facilitatori di cambiamenti nello stile di vita.

La riduzione dell’appetito può essere sfruttata per introdurre una dieta più sana e un programma di esercizio sostenibile.

 

Promuovere la responsabilità collettiva

Secondo un articolo su New England Journal of Medicine, l’educazione sanitaria deve essere un obiettivo collettivo, integrando scuola, famiglia e comunità.

Le politiche pubbliche dovrebbero incentivare ambienti che favoriscano scelte salutari, come l’accesso a cibi nutrienti e spazi sicuri per l’attività fisica.

 

Formare nuovi modelli di intervento

Un articolo pubblicato su Addiction suggerisce che il futuro della medicina preventiva dovrebbe includere programmi multidisciplinari che uniscano medici, nutrizionisti, psicologi ed educatori. Questi team possono creare interventi personalizzati che affrontino sia le cause biologiche che psicosociali dell’obesità.

 

È necessario ripensare il ruolo della salute?

Il trattamento dell’obesità non può ridursi a una semplice scelta tra farmaci e interventi sullo stile di vita.

Il vero successo dipende dalla capacità di integrare approcci preventivi, educativi e farmacologici in un equilibrio dinamico e sostenibile.

La chiave per affrontare questa sfida non è solo nelle soluzioni esterne, ma nel risvegliare la motivazione interna delle persone, offrendo loro strumenti concreti e creando un ambiente che renda le scelte salutari più accessibili, desiderabili e durature. Con un approccio sinergico, possiamo trasformare un apparente fallimento in un’opportunità di evoluzione per la medicina e la società intera.

 

 

 

Bibliografia

The Atlantic. (2024, 9 dicembre). Ozempic ha ucciso la dieta e l’esercizio fisico.

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