Mangiare. Amare. Due pulsioni profonde, entrambe governate – almeno in parte – dal cervello limbico, da ormoni, segnali viscerali, istinti primordiali. Ma che succede quando queste due sfere si incontrano davvero? Quando ciò che mangiamo modula il desiderio sessuale, e viceversa?
La scienza ha iniziato a rispondere. E le risposte non sono così scontate.
Il sistema del piacere: dopamina, serotonina e ormoni sessuali
Il desiderio sessuale nasce in una rete di connessioni cerebrali che coinvolgono l’ipotalamo, il sistema dopaminergico mesolimbico, e le aree prefrontali. La dopamina, in particolare, è il principale mediatore del reward sessuale. E… sì, il cibo può modificarne i livelli.
La tirosina, presente in alimenti ricchi di proteine animali, è un suo precursore diretto. Al contrario, la serotonina – derivata dal triptofano e potenziata da pasti ricchi in carboidrati – tende a smorzare il desiderio, aumentando la sensazione di benessere ma riducendo l’eccitazione (1).
A livello ormonale, il testosterone – per entrambi i sessi – è fondamentale per il mantenimento della libido. E qui l’alimentazione ha un ruolo più profondo di quanto si creda. Una carenza di colesterolo, ad esempio, può limitare la produzione degli ormoni steroidei. Alcuni lavori suggeriscono che diete molto povere di grassi possano associarsi a una riduzione dei livelli di testosterone libero (2).
Afrodisiaci: tra suggestione sensoriale e biologia
La narrativa popolare li chiama afrodisiaci. Ma quali, davvero, possono vantare effetti misurabili?
Le ostriche, ad esempio, sono ricchissime di zinco: un minerale essenziale per la produzione di testosterone e la qualità spermatica. In studi clinici, la supplementazione di zinco in uomini con carenza ha mostrato un aumento significativo della testosteronemia (3).
Il cioccolato fondente è stato celebrato per il contenuto di feniletilamina (PEA), anandamide e teobromina. Tuttavia, le concentrazioni sono talmente basse da rendere improbabile un effetto farmacologico, se non mediato dalla percezione edonistica e dal contesto emotivo (4).
Il peperoncino, con la sua capsaicina, induce vasodilatazione e attiva recettori termici e nocicettivi che imitano – in piccolo – alcune risposte fisiologiche dell’eccitazione. Più sensoriale che endocrino, certo, ma efficace per alcuni (5).
Microbiota, umore e desiderio: un asse invisibile ma potente
Il ruolo del microbiota intestinale è emerso come un mediatore inatteso ma centrale. Alcune specie batteriche – Lactobacillus, Bifidobacterium – influenzano i livelli di GABA, serotonina e dopamina. E ciò si riflette sul desiderio sessuale.
Uno studio di Sherwin et al. (2018) ha dimostrato che una disbiosi intestinale può alterare il tono dell’umore e, attraverso l’asse intestino-cervello, inibire il desiderio (6).
Nei topi, la deplezione del microbiota intestinale ha causato un calo dei livelli di testosterone e un comportamento sessuale ridotto. Sebbene servano più dati sugli esseri umani, il legame tra microbiota e sessualità è oggi considerato biologicamente plausibile (7).
E poi c’è la parte invisibile: il contesto, la percezione
Il miglior alimento, da solo, non stimolerà mai il desiderio se manca il contesto: l’ambiente, l’attesa, la ritualità. Uno studio pubblicato su Brain Sciences ha dimostrato che il ricordo legato a un profumo o a un gusto può attivare le stesse aree cerebrali coinvolte nell’eccitazione sessuale (8).
In questo senso, l’esperienza del cibo è erotica non tanto per ciò che contiene, ma per come viene vissuta.
Bibliografia
- Fernstrom JD. (2013). Large neutral amino acids: dietary effects on brain neurochemistry and function. Amino Acids, 45(3):419–430.
- Volek JS, Sharman MJ, Love DM, et al. (2001). Body composition and hormonal responses to a carbohydrate-restricted diet. Metabolism, 51(7):864–870.
- Prasad AS. (2008). Zinc in human health: effect of zinc on immune cells. Mol Med, 14(5–6):353–357.
- Di Tomaso E, Beltramo M, Piomelli D. (1996). Brain cannabinoids in chocolate. Nature, 382: 677–678.
- Arora R, et al. (2011). Role of capsaicin in cardiovascular and metabolic diseases. Phytother Res, 25(3): 274–282.
- Sherwin E, Dinan TG, Cryan JF. (2018). Recent developments in understanding the role of the gut microbiota in brain health and disease. Ann N Y Acad Sci, 1420(1):5–25.
- Markle JGM, et al. (2013). Sex differences in the gut microbiome drive hormone-dependent regulation of autoimmunity. Science, 339(6123):1084–1088.
- Herz RS. (2014). The role of odor-evoked memory in psychological and physiological health. Brain Sci, 4(4):692–703.